Se il Papa traccia un confine
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Ieri mattina mi sono alzato, ho acceso il Televideo e in prima pagina ho letto: “‘Integralismo è contrario a Maometto’, dice il Papa.” Accidenti, vai a vedere che anche Ratzinger si è convinto che Maometto in fondo in fondo, tra una razzia e l’altra (gli storici musulmani ne contano 19 nel solo periodo medinese), era un bravo ragazzo. O forse è tutta colpa della sintesi giornalistica. Macché, a pagina 155 la notizia viene data per esteso e c’è scritto: “Benedetto XVI condanna dalla Germania il fondamentalismo islamico, definendolo ‘contrario a Maometto’”. Allora non ci sono dubbi, il Papa si è messo a studiare il Corano e ha capito che intenzione del profeta arabo era istituire una religione dolce e melodiosa, facile all’accomodamento. Il fiume di sangue che da quattordici secoli sgorga dalla Mecca sarà la solita storia delle vie dell’inferno lastricate di buone intenzioni, chissà. Sono sceso all’edicola davanti casa per comprare un po’ di giornali. Guardo subito Repubblica perché le poche ragazze che vedo leggere quotidiani, di solito sui treni, hanno in mano sempre e soltanto Repubblica (mai visto una ragazza leggere il Corriere, non so perché). E io ci tengo molto a sapere che cosa versa oggi Ezio Mauro nella testolina delle mie interlocutrici in vineria. Sottotitolo in prima pagina: “Il Papa: ‘L’Islam integralista contraddice Maometto’”. La stessa sostanza di Televideo con l’aggiunta dell’aggettivo integralista, come a dire che il maomettanesimo autentico è parzialista, tipo quello di Magdi Allam. Ma anche Khaled Fouad, l’Allam di Repubblica, stavolta è quasi papalino, dice che il problema dell’islam è la violenza (e dici poco), elogia René Girard, ricorda un povero teologo musulmano, il sudanese Mohammed Taha, che per aver proposto di mettere la sordina a certe sure coraniche particolarmente brigantesche e feroci venne impiccato nel 1983 da quei sant’uomini dei suoi correligionari. Il vaticanista Marco Politi scrive il contrario di quello che ha titolato il suo giornale ma questo non conta nulla perché gli articoli chi li legge, ormai nei quotidiani contano solo i titolisti e i rubrichinisti. Quindi nessuno avrà notato una curiosa inesattezza: l’imperatore bizantino Manuele Paleologo citato dal Papa viene chiamato Michele (Michele chi?). Verso la fine dell’articolo Politi deve pagare il pedaggio alla pigrizia mentale dei lettori di Repubblica riesumando le antiche colpe della chiesa, come se passato e presente scottassero nello stesso modo la carne dei vivi, come se il Papa a Ratisbona si fosse rivolto agli storici e non a tutti gli uomini di buona volontà interessati al proprio futuro e a quello dei propri figli.
Lo stesso sguardo rivolto all’indietro ce l’ha sul Corriere Paolo Di Stefano, che quando scrive di letteratura si trova molto più a suo agio e per raggiungere il numero minimo di battute non deve fare ricorso a idee ricevute e non pensate. Stupefacente, scoppiettante la Stampa, che in prima pagina fa l’esatto contrario degli altri giornali, arruolando il Papa nei neocon salvo poi dare spazio nelle pagine interne ad alcuni tra i più scatenati paroliberisti disponibili su piazza. Non mi riferisco a Silvia Ronchey, che la storia la conosce bene e il cui articolo islamofilo sarà da attribuire a una fase bipolare, visto che contraddice prima di tutto se stessa, nel suo affascinante libro “L’enigma di Piero” (Rizzoli) dove i bizantini assediati non sembrano per nulla ansiosi di aprire le porte ai seguaci di Allah il misericordioso. I paroliberisti sono Mario Scialoja e Margherita Hack. Il presidente della Lega Musulmana per smentire Benedetto XVI cucina il Corano come gli pare a lui, estrapolando e omettendo, concludendo, per far passare l’idea che siamo tutti schifosi uguali, con una domanda retorica eccezionalmente del cavolo: “In fondo Hitler non era un cristiano?”. No, caro Scialoja, mi sa che conosci il Vangelo ancora peggio del Corano: quando Maometto decapitava gli 800 ebrei maschi di Medina (vendendo le donne e i bambini come schiavi) era un maomettano mentre quando Hitler buttava nei forni ebrei zingari preti omosessuali eccetera era un hitleriano, il forgiatore di un’ideologia totalitaria giustamente definita dal suo delfino Rudolf Hess “biologia applicata”. Insomma la scienza al potere. Lupus in fabula ecco Margherita Hack, l’astronoma, che tira fuori un altro argomento di attualità, Galileo, e poi confida nella scienza che “permette di superare tutti i fanatismi”, con ciò facendo dubitare il lettore del suo status di scienziata (tra la Hack ringhiosa e il mite Ratzinger il fanatico chi è?).
In conclusione, di quello che ha detto il Papa in Germania nessuno ci ha capito una beata fava e questo in qualche modo mi conforta, vuol dire che abbiamo ancora davanti tanti giorni per godere e per penare, che bello. Infatti secondo Isaia la fine della storia avverrà quando “si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi”. Di questo sturamento generale, oggi, non si percepiscono nemmeno le avvisaglie.