Bisanzio: cade l'ultimo enigma
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La notte del 29 maggio 1453 Costantinopoli cade nelle mani di Mehmet II il Conquistatore. Irrorata di sangue come 249 anni prima, quando vi era approdata la quarta crociata franco-monferrina-veneziana. Stessa violenza distruttrice e assassina: civili d’ogni età sgozzati e fatti a pezzi. Solo il grido guerriero dei giannizzeri turchi è diverso: «Allah! Allah!». Fine dell’impero di Bisanzio. Spiega Silvia Ronchey: «Un 11 Settembre immensamente più devastante», sigillo dello scontro fra cristianesimo e islam. E investigando L’enigma di Piero, scopre che la straordinaria Flagellazione di Piero della Francesca (sopra, un particolare) racconta, con i suoi personaggi, un ambizioso progetto politico che fallì. Quasi il manifesto dell’estremo tentativo di salvare la civiltà bizantina.
L’autrice, rigorosa e caparbia, ne cerca tracce nei dipinti dell’epoca e negli archivi. Ma avendo il piacere e l’arte di narrare, ne trae un racconto avvincente e sorprendente. Chiama al proscenio il papa, il sultano, la principessa, cardinali, spie russe, torbidi signori rinascimentali e, «come un ragno nella tela, il genio politico dell’ultimo grande bizantino, Bessarione». Ripresenta con forza una cultura millenaria e i suoi valori. Si chiede - e ci chiede – perché l’Europa, proprio l’Europa, l’abbia rimossa.
L’enigma di Piero, di Silvia Ronchey, Rizzoli, 540 pagine, 21 euro